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Comunicati stampa

Consiglio regionale: approvato il Rendiconto per l'anno 2017

A Roma, con l'approvazione del Voto n.13, la richiesta di riconoscere il ruolo delle persone che si dedicano alla cura dei familiari non autosufficienti.

Rendiconto del Consiglio regionale

Primo punto all’Ordine del Giorno, la Proposta di delibera n. 53: Approvazione del Rendiconto del Consiglio regionale per l’esercizio finanziario 2017 (presentata dall’Ufficio di Presidenza). Il rendiconto relativo all’anno 2017 si è chiuso con un totale delle entrate accertate in conto competenza, al netto delle contabilità speciali, pari ad euro 39.669.539,81 ed un totale delle spese impegnate pari ad euro 24.979.531,02 ed evidenzia un avanzo di competenza di euro 14.690.008,79. Le entrate dell’esercizio 2017 comprendono principalmente le entrate per riduzione di attività finanziarie pari ad euro 13.080.207,38, entrate per trasferimenti da parte della Regione Trentino Alto Adige pari ad euro 20.000.000,00, entrate extra tributarie per euro 1.694.372,95 ed entrate per l’ utilizzo del credito IRPEF e per le restituzioni in contanti da parte dei Consiglieri ed ex Consiglieri, a sensi della legge regionale 4/2014, per l’importo complessivo di euro 5.102.432,63. Le spese correnti rappresentano la quasi totalità della spesa impegnata che è principalmente volta al pagamento delle indennità dei consiglieri regionali, degli assegni vitalizi e di reversibilità e al pagamento della quota del valore attuale, per coloro che hanno maturano il diritto, a cui si aggiungono le spese per il personale e le spese per il mantenimento della struttura. Per quanto concerne l’analisi delle principali componenti della spesa si è assistito ad una ulteriore riduzione degli oneri complessivi per gli assegni vitalizi erogati nell’esercizio 2017 rispetto a quelli degli assegni erogati nell’esercizio precedente, per circa il 1,13 %. La spesa per i Consiglieri e per l’Ufficio di Presidenza non ha subito rilevanti variazioni rispetto alla spesa sostenuta nell’anno precedente.

Berhard Zimmerhofer (STF), parlando dei cambiamenti in atto a livello internazionale e nazionale, ha detto di voler inviare una lista alle sedi competenti su cosa è possibile risparmiare ed ha detto che il Consiglio regionale è una delle voci alle quali si può rinunciare. Per questo ha detto che il resoconto non avrà il voto favorevole. Alessandro Savoi (FI-LN) ha risposto che l’Autonomia è regionale: “Se muore la Regione, muore l’Autonomia di Trento e quella di Bolzano”. “Non possiamo mettere in discussione la Regione e il Consiglio regionale”. Alessandro Urzì (Misto) ha detto di riconoscersi nelle parole del collega Savoi e ha parlato di Regione europea: “E’ un luogo riconosciuto a livello internazionale, come laboratorio di convivenza, una straordinaria ricchezza. Non esiste Statuto della Provincia autonoma di Bolzano o  della Provincia autonoma di Trento”. “

Con 30 favorevoli, 3 contrari e 15 astensioni, il rendiconto è stato approvato.

Commissioni di Vigilanza sugli Enti Cooperativi

Punto successivo all’Ordine del Giorno il Disegno di legge n. 96: Modificazioni alla legge regionale 9 luglio 2008, n. 5 “Disciplina della vigilanza sugli enti cooperativi” (presentato dalla Consigliera regionale Bottamedi);

“Con questo disegno di legge propongo che le nomine della Commissione di Vigilanza siano fatte dalla Provincia.  Si ritiene opportuno affidare la nomina alla Provincia, che nomina uno o più esperti e li incarica di assistere l'ente cooperativo al fine di condurlo ad una revisione organizzativa e amministrativa sulla base di indicatori e modelli di trasparenza collaudati”. “Oggi la situazione tra le province di Trento e Bolzano sono molto differenti, nonostante sia una legge regionale”. “A Bolzano vi sono quattro organi di vigilanza, mentre a Trento solo uno, incardinato nella Federazione delle Cooperazioni. In questi anni dunque si sono sovrapposti i ruoli di controllori e controllati”. “La Provincia non ha mai potuto vigilare più di tanto. Con gli emendamenti in Commissione ho chiesto una maggiore e migliore collaborazione tra Provincia e Commissione Vigilanza della Federazione delle Cooperative per far sì che la Commissione renda partecipe la Provincia del lavoro che svolge”.

Andreas Pöder (BU-TA) ha parlato della necessità di un sistema più obiettivo per i controlli: “Sono dell’avviso che quanto proposto sia condivisibile”. “Le cooperative godevano di determinati privilegi da parte delle autorità pubbliche e pertanto non erano più di natura puramente privata. Il settore pubblico dovrebbe avere il diritto di presentare proposte per gli ispettori. Anche in Alto Adige si è constatato che il controllo interno dell'associazione non sempre funzionava”.

Rodolfo Borga (ACT) ha evidenziato la rottura avvenuta all’interno della Cooperazione con la nomina a Presidente Marina Mattarei. Ha detto che finora il sistema cooperativo trentino era stato caratterizzato da una fusione con la politica. Con la nuova gestione dell'associazione, si sta manifestando un cambiamento”. Ha annunciato il voto di astensione.

L’assessore Giuseppe Detomas è entrato nell’aspetto tecnico e ha ricordato che la Federazione delle Cooperative è una società privata e l’ “affiancatore è una prima attività di ingerenza dell’amministratore pubblica nel privato e rappresenta una figura che si pone come accompagnatore nelle decisioni che avviene in situazioni delicate”. “L’affiancatore non può essere che un soggetto che ha una collocazione di ausilio e deve essere fatto in collaborazione con la società”. “Per quanto riguarda l’art. 34ter, si dice che le società in stato di inerzia o grave difficoltà non è l’affiancatore, ma normalmente il commissariamento”. Ha quindi detto che le Province in molti casi hanno la possibilità di intervenire in maniera più elastica, adeguandola alle situazioni, in modo più efficace”.

In replica, la consigliera Bottamedi, che si è associata alle considerazioni in merito alla nuova presidenza espresse dal consigliere Borga, ha detto che “la normativa deve tutelare un’idea, una visione. Non ci si può affidare solo alle persone, per quanto valide, per garantire che le cose vadano nel modo migliore. La normativa deve stare a monte di chi poi applicherà quella norma. Noi legislatori dobbiamo pensare ad una visione di cooperazione che prescinda dalle persone che poi occuperanno quei ruoli”.

La votazione ha visto respinta la trattazione della parte articolata del disegno di legge con 3 voti favorevoli, 27 contrari e 15 astensioni.    

Persone non autosufficienti

Sospesa la trattazione della Mozione n. 53, è stato esaminato il Voto n. 13, presentato dai Consiglieri regionali Urzì, Borga, Giovanazzi, Kaswalder e Cia, affinché il Governo e il Parlamento italiano si impegnino a definire il pieno ed uniforme riconoscimento del ruolo del familiare assistente (caregiver) nella sua accezione internazionalmente riconosciuta. Il Consigliere Alessandro Urzì ( definire pieno e uniforme sostegno del familiare assistente. Quella figura che all’interno della famiglia che si trova ad assistere un parente in stato, anche permanente, di difficoltà”. “Nello stato attuale le Istituzioni pubbliche non riescono sempre a rispondere a tutto quello che le famiglie probabilmente si aspetterebbero. Per questo interviene la famiglia e questo disegno di legge vuole riconoscere questo ruolo all’interno della famiglia di chi vi si dedica”. “Noi chiediamo, con questo Voto che Governo e Parlamento disciplinano per garantire una adeguata copertura previdenziale a quelle persone che svolgono questo tipo di assistenza, alleggerendo anche le istituzioni pubbliche”.  Brigitte Foppa (V) ha ricordato l’importanza di questo tema, a fronte di una carenza sempre maggiore di “badanti”. “In Germania si sta già facendo i conti con questa realtà. Da noi, con l’assegno di cura che abbiamo dato, abbiamo fatto qualcosa di positivo, ma ciò non toglie che si possa fare di più”. “Questo voto è un approccio molto vago, credo che richiederebbe un maggiore approfondimento. Tuttavia credo che si dovrebbe dare un segnale al Governo nazionale”. Appoggio alla proposta di voto espresso anche da Marino Simoni (PT). “Si tratta di un argomento che riguarda tutto il mondo occidentale. Già nella scorsa legislatura in Senato era stata approvata una mozione per il riconoscimento del caregiver familiare”. “E’ mutata la condizione delle famiglie e dell’intero sistema familiare. Il sistema pubblico riesce sempre meno a farsi carico di tutte le esigenze, di fronte all’invecchiamento della popolazione, all’aumentare delle malattie senili. Siamo di fronte ad una realtà molto diversa rispetto a quella di cui siamo stati  testimoni nel passato recente. Oggi le donne lavorano, le dinamiche sono cambiate, vi è meno presenza continua nelle case. Appoggeremo sicuramente questo voto”. Ha voluto sollecitare la Giunta a tenere in considerazione questo aspetto, sostenendo che “determinate risorse possono essere circuitate anche all’interno delle competenze regionali”. Myriam Atz Tammerle (STF) ha detto che oggi l’assegno di cura oggi previsto serve a coprire i contributi previdenziali e non rimane niente alle persone. “In Alto Adige vi sono circa 12 mila persone che hanno bisogno di assistenza e due terzi di questi sono curati in ambito ambulatoriale. Nei prossimi  anni, proprio perchè vi sarà un numero limitato di posti nelle strutture di cura, e per questo occorre che queste persone che sono disponibili a prestare cure nell’ambito familiare, siano aiutate”. Ha detto che sarebbe giusto che fossero le Province a legiferare. Oswald Schiefer (SVP) ha detto che la SVP è fondamentalmente a favore di questo voto. Ha ricordato che solo due settimane è stato modificato, in accordo con il proponente e l’assessora provinciale Stocker, e quindi il testo così com’è va. L’assessora Violetta Plotegher  ha quindi espresso il parere favorevole della Giunta. “Il lavoro di cura è riconosciuto da anni nella nostra Regione, anche attraverso un assegno che va alle persone che assistono persone che hanno necessità di assistenza continuativa. Ci sono importanti misure in Regione che possono essere utilizzate per integrare la previdenza pubblica sia quella complementare”. Ha detto che “una persona che spesso rinuncia al lavoro e ai relativi contributi previdenziali, rischia di trovarsi ad affrontare, successivamente, un periodo di impoverimento anche economico”. “Mi auguro, ha concluso, che siano anche più conosciute quelle che sono le misure della Regione, che in questi anni sono state aumentate”. “La persona che svolge questa attività non può essere lasciata sola. E’ importante che intervenga anche la Comunità, insieme a tutta la struttura pubblica”. Alessandro Urzì ha ringraziato per l'approvazione. La decisione se trasferire o meno la responsabilità alla regione o alle province viene presa altrove, lascia aperta la questione. Marino Simoni, Alessandro Savoi e Walter Viola hanno dato il loro assenso alla richiesta. 

La proposta è accolta con 53 voti a favore e una astensione.

Rappresentanza di genere nei Comuni

Proseguirà nella prossima seduta la trattazione dell  Disegno di legge n. 55: Disposizioni per facilitare l’accesso delle liste e per promuovere la rappresentanza di genere nei Comuni (presentato dai Consiglieri regionali Foppa, Dello Sbarba e Heiss). La Consigliera Brigitte Foppa (V), presentando il testo, ha detto che oggi la rappresentanza femminile negli organi comunali è molto più bassa rispetto a quella maschile. “La cosa più difficile è la rappresentanza delle donne nei Consigli comunali. Molti sindaci e sindache provengono dall’impegno nelle associazioni e le donne, proprio per il lavoro a casa e nelle famiglie, hanno più difficoltà a farne parte attivamente”. “Le donne portano nella politica un punto di vista che gli uomini non hanno e viceversa, per questo sarebbe auspicabile che nei Consigli comunali siano rappresentati equamente entrambi i sessi. I team misti corrispondono di più alla vita reale”.  “Noi vorremmo che non ci fosse bisogno delle quote rosa”. “Per i Comuni esiste un meccanismo diverso rispetto alla legge provinciale. Contrariamente alla legge elettorale statale, la legge elettorale comunale offre attualmente la possibilità di ridurre la quota prevista di donne nella lista dei candidati, ad esempio non esaurendo il numero massimo di candidati. Il vantaggio di non dover raccogliere firme per la presentazione delle liste non dovrebbe essere riservato solo alle liste rappresentate a livello nazionale, ma dovrebbe essere esteso a coloro che hanno già un mandato nel consiglio comunale alle spalle”. Contrario il consigliere Andreas Pöder (BU-TA) che ha detto di potersi trovare d’accordo con il punto che riguarda la raccolta delle firme e sul secondo punto dell’articolo 1, ma non sulla necessità di elaborare la lista sui posti effettivi e non su quelli teorici. Contraria alla proposta anche la consigliera Myriam Atz Tammerle (STF) perchè, ha detto, “Se impediamo la formazione della lista a fronte dell’assenza delle donne che vogliono candidare, si limita la libertà di chi invece vorrebbe farlo”.  “Le donne oggi hanno tutte le possibilità esattamente come gli uomini”. Walter Blaas (F) ha detto di essere contrario a qualsiasi quota. Si è espresso a favore del punto sulla raccolta firme.

Il Consiglio regionale è stato quindi sospeso per consentire lo svolgimento del Consiglio provinciale di Bolzano. La prossima seduta nel mese di luglio.