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Comunicati stampa

Conoscere la nostra storia e capire il passato è fondamentale per rafforzare le radici che ci legano

Il Presidente del Consiglio regionale, Diego Moltrer, nella festa del Sacro Cuore, alla inaugurazione della Kreuzweg in ricordo dei caduti della Grande Guerra a Pieve Tesino

Il Presidente Moltrer a Pieve Tesino
Il Presidente Moltrer a Pieve Tesino

"Cento anni fa, come oggi, i giornali di tutta Europa riportavano la notizia dell’omicidio dell’arciduca Ferdinando. Un singolo colpo di pistola che ha cambiato per sempre il destino di milioni di persone, aprendo una dolorosa pagina di un libro che ancora si deve chiudere". Così il Presidente del Consiglio regionale, Diego Moltrer, intervenuto oggi in occasione dell'inaugurazione della Kreuzweg a Pieve Tesino, voluta dalla Compagnia di Schützen 3 Santi / Heiligen di Pieve Tesino in memoria dei caduti.

“In questa giornata dedicata al Sacro Cuore – ricorda il Presidente Moltrer - commemorare quegli eventi, ricordare il dolore e la sofferenza che vissero i nostri soldati al fronte, come quella di coloro che restarono o furono sfollati, non è dunque un gesto di pura formalità, ma assume un significato profondo. La conca del Tesino è stata, come tutta la Valsugana, pesantemente segnata dalla Guerra. Un mese dopo l’attentato di Sarajevo, la guerra travolse questi paesi e i loro abitanti e in molte famiglie si tramanda ancora oggi vivo il ricordo di quei fatti. Ai primi di agosto i treni carichi di soldati trentini partirono verso il fronte orientale, e tra loro molti provenienti proprio da questa valle, da questo stesso paese, dove la tradizione dei bersaglieri tirolesi, quegli Schützen che ancora oggi sono qui a testimoniare l’amore per la propria terra, ha lasciato un segno profondo. Giovani strappati alle proprie case ed alle proprie vite, padri di famiglia che non hanno mai avuto modo di conoscere e veder crescere i propri figli, uomini che hanno dovuto lasciare la propria casa senza sapere se vi avrebbero mai fatto ritorno. Ma anche donne e bambini, lasciati da un giorno all’altro senza un punto di riferimento, costrette a doversi fare carico di tutti gli oneri della famiglia o, peggio, trasferiti in disumane baraccopoli disperse nelle regioni più lontane dell’Impero. Oggi, a cento anni da quegli eventi, possiamo finalmente guardarli senza quella retorica che tra le due guerre ne ha voluto cancellare la memoria, recuperando il ricordo di una tragedia che non ha colori né bandiere, ma che è fatta di volti e nomi che oggi possiamo leggere nei cimiteri di guerra, ma che ci parlano anche del presente. La Prima Guerra mondiale ha cambiato per sempre il destino di questa terra e della popolazione che vi abita, ma gli odi e i rancori alimentati dalla propaganda di allora devono rimanere sepolti: oggi dobbiamo commemorare le vittime di allora e ricordare la sofferenza di chi sopravvisse. Conoscere la nostra storia, capire il passato è fondamentale per rafforzare le radici che legano tutti noi, a prescindere dalle bandiere e dai confini, alla nostra terra, il nostro Trentino”.  “A tutti voi oggi qui presenti – ha detto il Presidente Moltrer ai rappresentanti delle compagnie Schützen arrivate a Pieve, ed in particolare alla rifondata Compagnia Tre santi / Drei Heligen - va il ringraziamento mio personale e del Consiglio regionale che rappresento. La vostra è una testimonianza preziosa del passato e delle tradizioni che caratterizzano il Tirolo storico da più di seicento anni. Uno spirito di fratellanza che si ritrova oggi nel volontariato in ogni sua forma, vera forza del tessuto sociale delle nostre valli. Sono certo che la Kreuzweg che oggi viene inaugurata sia un segnale importante, un luogo dove ricordare e commemorare, dove dedicare un pensiero a coloro che non ci sono più. Questo anniversario deve essere l’occasione soprattutto per spiegare ai più giovani quel conflitto, per farne comprendere la drammacità. Solo se le loro radici saranno forti e salde, se conosceranno la loro storia e sapranno amare questa terra come coloro che li hanno preceduti, le generazioni future potranno vivere un Trentino se non migliore, almeno bello e ricco di opportunità come quello che abbiamo trovato noi.