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Comunicati stampa

Quote di genere: in aula il dibattito sul disegno di legge Borga

In apertura di seduta, il Consiglio regionale ha votato per l’anticipazione del Disegno di legge n. 54: Modificazioni alla legge regionale 5 febbraio 2013, n. 1 e successive modificazioni in materia di parità di accesso nella giunta comunale,presentato dai Consiglieri regionali Borga, Cia e Civettini. L’aula ha quindi votato il primo punto all’ordine del giorno, la surroga in I Commissione del Consigliere Luca Zeni con la Consigliera Donata Borgonovo re.

I lavori sono quindi proseguiti con il disegno di legge n.54, il cui obiettivo è una rappresentanza di entrambi i sessi nelle Giunte comunali in proporzione alla loro presenza in Consiglio comunale.

Rodolfo Borga (Amministrare e Civica Trentina) ha richiamato l'attenzione sui problemi che ha creato l'attuale legge, la cui causa “è in primo luogo l’eccesso ideologico del PD sull’uguaglianza”. Ha anche parlato contro la volontà della maggioranza di salvare la situazione attuale delle Giunte comunali, impedendo la piena applicazione della legge.

Walter Blaas (Freiheitlichen) ha ringraziato Borga per il disegno di legge, ma si è rammaricato "che dovrebbe ora essere trasformato per trovare una soluzione  dei problemi di Cortina e Glorenza". "Il problema è la quota stessa. Il suo gruppo è categoricamente contro le quote, ma il disegno di Borga può portare un miglioramento".

“Questa situazione si è verificata perché si voleva limitare la libertà di scelta”, ha dichiarato Andreas Pöder (Misto), che ha parlato contro le quote di genere in linea di principio. Pöder ha parlato contro l'emendamento della SVP: il timore è che ormai molti Consigli avrebbero di nuovo rimescolato le Giunte a causa  del nuovo calcolo delle quote.

Donata Borgonovo Re (PD) ha quindi sostenuto che il problema non è tanto la quota di genere, ma la rappresentatività all’interno delle assemblee legislative. “La parità di presenza all’interno della società è totalmente assente nella rappresentanza politica”. “Manca una presenza dialettica all’interno della rappresentanza politica. Il primo problema è quindi a livello di partiti: occorre che al momento delle elezioni vi sia una scelta di persone di qualità"

Pius Leitner (Freiheitlichen) ha parlato chiaramente contro le quote: “Si tratta di un disprezzo per la volontà degli elettori. Lo stesso vale per la soglia del 40 per cento alle elezioni parlamentari e per il premio di maggioranza. Con l'introduzione del suffragio femminile, le donne hanno le stesse opportunità, come la usano, è un'altra questione".

“Mi chiedo perché una donna dovrebbe valere più di altri membri della società”, ha detto Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit). “C'è una grande varietà di gruppi sociali che sono sottorappresentati negli organismi politici, come i giovanii. Se si parla di quote, allora dovrebbero esserci più italiani anche nel Consiglio provinciale di Bolzano. Allo stesso modo si dovrebbe garantire una quota agli immigrati una volta che hanno acquisito la cittadinanza. Con le quote, le parti potrebbero stabilire i risultati delle elezioni come vorrebbero”.

“Se qualcuno insinua che le donne sarebbero state elette solo a causa della quota, allora la domanda dovrebbe essere rivolta agli uomini sulle  ragioni della loro scelta”, ha dichiarato Brigitte Foppa (verde). "Perchè sono uomini".

Walter Kaswalder (PATT) ha evidenziato come il problema della rappresentanza sia presente anche nei partiti che promuovono la quota di genere: “Quando è stata presentata la proposta da parte dell’Assessora Ferrari, erano presenti molti sindaci del PD ed erano quasi tutti uomini”. Ha quindi parlato della necessità di coerenza.

Claudio Civettini (Amministrare e Civica Trentina) ha parlato di demagogia: “Se andate a vedere il manifesto del PD, “Cambia il Vento”, l’immagine è quella di una bellissima ragazza a cui il vento alza la minigonna”. Ha quindi detto che il problema è “la capacità di essere e mettersi in gioco: “non è un problema quello di rappresentanza, ma si deve valutare le capacità delle persone”.

Maria Hochgruber Kuenzer (SVP) ha parlato della necessità di intervenire: “La realtà è che le donne nella nostra società hanno ancora bisogno di qualcosa in più”. “Ci sono due ambiti dove le donne sono in difficoltà: la politica e la chiesa”. “Non si avverte ancora così bisogno della donna in politica e pertanto mi rivolgo a coloro che pensano di impedire qualcosa: io ribadisco che c’è bisogno di qualche stimolo affinchè un numero maggiore di donne entri in politica”.

Per Riccardo Dello Sbarba (Verdi) il problema è una società impostata sul modello maschile, che impedisce l’accesso delle donne alla politica: “Mi spiace che anche in quest’aula si sia formato un clima in cui le donne parlano per le donne e gli uomini per gli uomini”. “Anche la rappresentanza proporzionale in Alto Adige era una quota necessaria a risolvere una ingiustizia", così come quella delle donne negli ultimi 2500 anni di politica.

Per Alessandro Urzì (Misto) la battaglia che viene portata avanti è contrario alla libertà delle persone: “Le donne hanno la possibilità di votare le donne nell’urna, ma va cambiato il clima culturale”. Si è quindi dichiarato contro le gabbie di genere, ma ha detto che questa legge “è un miglioramento della situazione”.

Claudio Cia ha quindi sostenuto la legge: “Il fatto che le donne non siano in quest’aula è perché i partiti non le mettono in gioco, non perché i cittadini non le votano”. “E’ evidente che se noi non riusciamo a creare le condizioni esterne perché le donne possano candidare, non possiamo obbligare il cittadino a votare per quelle donne che siamo riusciti a racimolare”. "I cittadini dovrebbero poter scegliere liberamente".

I lavori sono sospesi e riprendono alle ore 15.00.