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Comunicati stampa

Bilancio di previsione di Regione e Consiglio regionale

Approvate legge collegata, legge di stabilità e Nota di aggiornamento del DEFR -. Mancando la maggioranza tra i consiglieri trentini, il disegno di legge di bilancio sarà trasmesso - come da prassi - all’Organo del riesame. Approvato il bilancio di previsione del Consiglio regionale. La seconda parte della discussione articolata della collegata - intensa discussione sull’art. 6 bis e su questioni procedurali.

È ripreso nel pomeriggio di oggi, in Consiglio regionale, l’esame articolato del disegno di legge n. 45: Legge regionale collegata alla legge regionale di stabilità 2022, interrotto questa mattina all’articolo 6 bis, Modifica dell’articolo 64 della legge regionale 3 maggio 2018, n. 2, che interviene sulla legge regionale 2/2018 stabilendo che l’obbligo di astensione dall’esercizio dell’attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio amministrato prevista per i componenti della Giunta comunale competenti in materia di urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici non sussiste in capo al sindaco qualora abbia delegato le competenze in materia di urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici.
Alex Marini (Movimento 5 Stelle) ha fatto riferimento all’anagrafe degli amministratori comunali previsto dal Codice degli enti locali, che consente di avere dei dati in merito alle relative qualifiche professionali e cariche. Ha quindi ipotizzato che prima di elaborare l’emendamento si fosse controllato in questo codice quanti erano i soggetti da esso coinvolti, e chiesto quanti fossero, tra i 550 soggetti circa da considerare, quelli che sarebbero stati oggetto della disposizione, e quindi in ambito di conflitto di interesse: se il codice non veniva utilizzato a scopi di monitoraggio come questo, infatti, lo si poteva anche cancellare, perché la raccolta dei dati era solo una perdita di tempo. Se così era, inoltre, era evidente che mancava l’attenzione all’interesse collettivo, ma si agiva solo a favore di qualcuno: si stavano corrompendo le leggi.
Hanspeter Staffler (Gruppo verde) ha ribadito che l’articolo usciva dalla cornice giurisprudenziale, dal punto di vista politico rispondeva a una forma di clientelismo non tollerabile in ambito legislativo, e inoltre avrebbe prodotto conseguenze problematiche, portando vantaggi a ingegneri e architetti che erano anche sindaci: non c’era quindi nessun buon motivo per portare avanti la norma, e le opposizioni avrebbero fatto di tutto per impedirne l'approvazione, come dimostrato stamattina. Anche alcuni consiglieri della maggioranza avevano problemi con la norma, e in una votazione segreta non l’avrebbero sostenuta. Non capitava spesso che le opposizioni fossero così unite. Ha invitato la maggioranza a ritirare l’articolo.
Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) ha ricordato che questa mattina c’era stata una votazione, con contemporanea verifica del numero legale, “nel corso della quale io, come il collega Vettorato e la collega Mattei, ho votato no”, ed era stata accertata la mancanza del numero legale: “Pertanto, ora si deve ripetere la votazione, non proseguire con un altro dibattito”. Il presidente Josef Noggler ha riferito che dopo la votazione degli emendamenti, l'articolo 6 bis non era stato né letto né discusso, pertanto il dibattito era ancora possibile. Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) ha dato ragione a Urzì, ritenendo che il dibattito sull’articolo fosse stato concluso, e ricordato che nel corso della verifica del numero legale i consiglieri avevano votato sì o no all'articolo 6 bis. Il presidente Noggler ha ripetuto che l’articolo non era ancora stato letto, e che non c’era stata una votazione, ma una verifica del numero legale. Urzì ha chiarito che se c’erano stati errati approcci nella trattazione del disegno di legge, anche riguardo alla lettura dei testi, erano avvenuti su disposizione dello stesso presidente, e che una votazione in cui ci si esprimeva con “sì” o “no” era una votazione di merito. Riccardo Dello Sbarba (Gruppo verde) ha fatto riferimento al regolamento, che prevedeva la verifica del numero legale “quando il Consiglio procede a votazione, non prima”. Il presidente Noggler ha ribadito che dell'articolo non si era nemmeno data lettura, e che esso non era stato discusso: lui come presidente aveva fatto accertare il numero legale. Alessio Manica (Partito Democratico) ha ribadito la verifica del numero legale contestualmente a una votazione; il fatto che non fosse stata data lettura dell’articolo non cambiava le cose: la discussione sull’articolo 6 bis era conclusa con una votazione priva di numero legale. Ha quindi chiesto di convocare i capigruppo. Brigitte Foppa (Gruppo verde) ha concordato con Manica: la conta era avvenuta sulla votazione successiva a quella degli emendamenti. In aula era stato votato sì o no, e non certo alla presenza. Il presidente Noggler ha replicato che lui aveva annunciato la verifica del numero legale. Ulli Mair (Die Freiheitlichen) ha chiesto una verifica tramite la registrazione video della seduta; si è quindi associata alla richiesta di convocare la conferenza dei capigruppo. Paolo Zanella (Gruppo verde) ha riferito che l’art. 71 del regolamento parlava di verifica contestuale alla votazione, e ribadito che in aula si era votato “sì” e “no”. Giorgio Tonini (Partito Democratico) ha ricordato che in Senato la verifica del numero legale è distinta dalla votazione, mentre il regolamento del Consiglio regionale è ambiguo: può quindi essere interpretato come fatto da Noggler. Questo andava chiarito pro futuro, ma bisognava ripetere la votazione sull’articolo, perché il venir meno del numero legale non significava la bocciatura dell'articolo.
La seduta è quindi stata interrotta per la convocazione dei capigruppo.
Al rientro in aula, il presidente Noggler ha spiegato che era stato concordato di tenere conto di questa procedura nell’ambito della rivisitazione del regolamento interno, stabilendo come comportarsi in futuro. Ha quindi informato che si riprendeva la discussione sull’art. 6 bis. Non essendoci interventi, si è passati alla votazione, che era stata richiesta in forma nominale: l’articolo 6 bis è stato approvato con 25 sì, 24 no e 1 astensione.
Approvato senza discussione l’articolo 7 sull'entrata in vigore della norma.
Nell'ambito delle dichiarazioni di voto, è intervenuto per primo Alex Marini (Movimento 5 Stelle), dispiacendosi dell'approvazione dell’art. 6 bis, sul quale si sarebbe potuto ampliare la discussione, Quello del conflitto di interessi era un tema fondamentale per il buon funzionamento della democrazia. L’opposizione aveva scelto consapevolmente di non usare tutto il tempo a sua disposizione, lasciando che la maggioranza approvasse la norma che ampia in maniera esponenziale i possibili casi di conflitto di interesse nelle amministrazioni comunali: un inaccettabile arretramento sotto il profilo etico, che mai avrebbe pensato di trovarsi a votare in Consiglio regionale. Egli ha ricordato poi la sua proposta di mozione, insieme a Nicolini e Zanella, ai fini dell'adozione di una carta etica predisposta dall'associazione Avviso pubblico, di cui sono soci anche enti. Il codice, che trattava anche il clientelismo, ovvero la considerazione di interessi particolari, e il conflitto di interessi, che permetteva vantaggi diretti o indiretti, era stato adottato per esempio dalla Regione Toscana: “Noi invece istituzionalizziamo il concetto di clientelismo e introduciamo il vantaggio diretto”. Di questo, si vergognava.
Riccardo Dello Sbarba (Gruppo verde) ha ribadito che in capigruppo era stato stabilito che il numero legale si accertava nella votazione, e che in assenza di numero legale si tornava a votare. C’era stato un errore della Presidenza nell’aver interpretato la richiesta di numero legale a prescindere dalla votazione. Il consigliere ha richiamato Ufficio di presidenza e Segreteria generale a garantire lo svolgimento sereno e sicuro dei lavori, che oggi era mancato anche per via di difficoltà nella votazione elettronica, per evitare di trovarsi a discutere non solo sui temi, ma anche sulle regole. Nel merito, la norma era vergognosa ed eticamente molto scorretta: aveva spaccato il Consiglio passando con un voto solo, il che segnalava anche il disagio di alcuni colleghi della maggioranza; era una dimostrazione di debolezza e di prepotenza. Il consigliere si è augurato che la norma fosse impugnata il prima possibile.
Il pres. Josef Noggler ha assicurato che la funzionalità dell'impianto era stata verificata, ma non si poteva controllare i cellulari dei singoli consiglieri che dovevano collegarsi a esso.
Paul Köllensperger (Team K) ha parlato di un esempio tra i peggiori di legislazione ad personam: la legge di bilancio veniva utilizzata per far sì che la SVP potesse tutelare un suo sindaco, portando avanti una norma che contrastava con il testo unico nazionale, sentenze della Cassazione e del TAR, un parere del Ministero degli Interni. Si trattava di una legge con nome e cognome, della legge Griessmair, contro la quale avrebbe votato il suo gruppo.
Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) ha rilevato che l’articolo era passato di strettissima maggioranza; la stessa maggioranza non aveva potuto contare sui suoi numeri, perché gli orientamenti della maggioranza nelle due province erano diversi, e la norma salva amministratori di fatto era pensata per la provincia di Bolzano. Questo si era visto in più norme, ed era necessario rifletterci sopra: c’era una sorta di unione a freddo tra forze che non avevano una visione complessiva della regione, e questo non faceva bene in particolare all’autonomia del Trentino, che subiva un condizionamento imposto dalla SVP. Dalla votazione nominale emergevano anche mal di pancia dalla maggioranza altoatesina: anche colleghi della SVP si erano sottratti da accettare una norma di questo tipo, che avrebbe aperto un fronte giudiziario con una serie di effetti, tra cui probabile ricorso alla Corte costituzionale, probabile respingimento della norma e successivo contenzioso sugli atti conseguenti: questo non era un buon modo di amministrare, pertanto egli avrebbe votato no.
Sandro Repetto (Partito Democratico) ha evidenziato a che a fronte di un discorso iniziale ampio del presidente della Regione, si era finiti a ridurre il dibattito a un articolo, del quale non erano state date ufficialmente le motivazioni, e chieso perché si consideravano solo i settori edilizia e urbanistica, e non altri, come per esempio il marketing. Mancavano giustificazioni, e a fronte della grande discussione da parte della minoranza, dalla maggioranza nessuno diceva niente: "Ma questo non è giusto, perché siamo in un’assemblea democratica”. Il disegno di legge non si poteva votare, e la maggioranza era invitata almeno a dare una giustificazione.
In tempi passati, ha chiarito Ulli Mair (Die Freiheitlichen), c’erano sempre state leggi ad personam, sia in Consiglio provinciale a Bolzano che  in Consiglio regionale, ma con una differenza: c’era stata da parte di Durnwalder una discussione aperta e la presentazione di motivazioni, cosa che non si poteva dire di Kompatscher, che era stato silenzioso e spesso aveva lasciato l’aula. L'articolo contrastava con la normativa nazionale, con sentenze del TAR, con il parere del Ministero degli Interni, ma questo sembrava non avere alcuna importanza, perché si voleva intervenire prima del processo. Alcuni mesi fa, nel Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano, era stato votato un documento della STF sulla grazia agli attivisti sudtirolesi, e la maggioranza aveva detto che non era opportuno votare a procedimento in corso: evidentemente, c’erano due pesi e due misure. L’assenza di spiegazioni e il silenzio disturbavano, sicuramente anche qualcuno della maggioranza, e anche la Lega del presidente Fugatti sarebbe stata chiamata a rispondere di questo.
Diego Nicolini (Movimento 5 stelle) ha riferito che la maggioranza non aveva nessuna vergogna a proporre “questa schifezza dell’articolo 6 bis” senza metterci la faccia. Lo stesso pres. Fugatti nel suo discorso aveva scaricato la responsabilità sul Consiglio, evidentemente non essendo neanche a conoscenza della situazione a cui si riferiva l’articolo. Il Landeshauptmann era invece sparito dalla circolazione. Si è poi detto sollevato che la sua posizione sul caso di Brunico, portato anche in tribunale, fosse ora condiviso, e che qualcuno anche nella SVP si fosse fatto qualche problema di coscienza: “Questo è un segnale di speranza”. Un momento così basso c’era stato in Consiglio provinciale quando era stato cassato il referendum confermativo, “ma noi crediamo anche al karma, e non ci fermeremo qui. più persone hanno riconosciuto che questo comportamento è illegittimo, e chiederemo anche al nostro Governo di intervenire”. Inoltre, il comportamento del presidente del Consiglio non era stato corretto nella gestione della votazione.
Hanspeter Staffler (Gruppo verde) ha quindi chiesto votazione segreta sul disegno di legge.
Andreas Leiter Reber (Die Freiheitlichen) ha ricordato che era stato detto, a giustificazione, che non si doveva impedire che liberi professionisti del settore economico facessero politica, ma di fatto il sindaco in questione poteva esercitare la sua attività in tutti gli altri 115 comuni. Voler anticipare il risultato di un procedimento giudiziario la diceva lunga. Il vicepresidente Kompatscher aveva chiesto rispetto reciproco e fiducia nelle istituzione nelle dichiarazioni programmatiche come Landeshauptmann della Provincia di Bolzano, ma proprio questo comportamento andava in direzione contraria. L’opposizione aveva manifestato in modo chiaro che non era possibile tollerare una legislazione ad personam nel 2021. Per tutta la giornata si era discusso di un unico articolo, con un’intesa rara tra le opposizioni, ma il vicepresidente Kompatscher era stato spesso assente.
Brigitte Foppa (Gruppo verde) ha chiarito che ciò che aveva fatto più rumore era il silenzio di chi aveva proposto l'articolo: ha quindi richiesto formalmente che intervenissero. La maggioranza aveva anche la responsabilità di tutelare i suoi amministratori dal conflitto di interessi; con una norma del genere non si faceva un favore ai cittadini, che avevano diritto a un'amministrazione pulita e trasparente.
Gerhard Lanz (SVP) ha ricordato che l’articolo 64 del Codice degli enti locali come attualmente formulato dava adito a dubbi interpretativi, era chiaro; qualsiasi attività professionale in relazione con l’edilizia era toccata, ed era chiaro che si intendeva dare una interpretazione di come gestire la norma, per evitare un domani ancora più incertezze. Entrambe le funzioni non erano coniugabili, ed era necessario scegliere tra professione e competenze edili a livello comunale; la norma proponeva di optare per una o l’altra funzione. I cittadini erano sufficientemente maturi per agire in caso di abusi, non solo al momento delle votazioni ma anche prima. Giuristi esperti, e questi ritenevano che l’articolo non avrebbe influenzato il procedimento in corso, che riguardava un caso avvenuto nel passato. Era strano che quando le cose riguardavano sindaci di altri partiti che da progettisti approvavano i propri progetti non fosse mai sorto il problema, ma ora il problema c’era e se ne prendeva atto, agendo affinché un intero settore non venisse escluso da un processo democratico.
Giorgio Tonini (Partito democratico) ha ritenuto “del tutto insoddisfacente” questa risposta, in quanto la norma in via di votazione interpretava una disposizione nazionale in senso ampio, e non in senso restrittivo. Si prevedeva la possibilità di svolgere la doppia funzione di controllore e controllato, mettendo in seria discussione un principio cardine quale quello di abbandonare, una volta eletti, il punto di vista privato, anche orientato alla carità, a favore di quello pubblico. Ci sono poteri estremamente forti, in grado di condizionare pesantemente le istituzioni, ed è anche per difendersene che sono state costruite barriere, per quanto piccole e fragili: ora si sta indebolendo una fragile difesa, “è una pagina nera nella storia della nostra Autonomia", ha sostenuto Tonini, annunciando per questo voto contrario.
Si è passati quindi alla votazione (a scrutinio segreto): il disegno di legge 45/21 è stato approvato con 32 sì, 25 no, 1 astensione.

 

È quindi stata avviata la trattazione del disegno di legge n. 46: Legge regionale di stabilità 2022.
Alex Marini (Movimento 5 Stelle) ha proposto un ordine del giorno cofirmato da Diego Nicolini, con il quale, ricordando che la Commissione Occupazione e Affari sociali del Parlamento UE a novembre aveva votato una direttiva su salari minimi adeguati nella UE, e a fronte dell’esame delle competenti Commissioni parlamentari in merito, evidenziava che l’istituzione del salario minimo orario consentirebbe di ridurre le disuguaglianze e aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori. Ricordando che le più colpite da salari bassi erano le donne, e che il problema era molto diffuso nell’ambito del settore dell’assistenza, dove il personale era per ⅘ femminile, egli chiedeva  di impegnare il Presidente della Regione (1) a sostenere in tutte le opportune sedi gli atti e le misure che prevedono l'introduzione del “salario minimo orario” per i lavoratori pubblici e privati e (2) a  coordinare le iniziative di regione  e Province autonome nei confronti del Parlamento italiano per sostenere l'adozione di provvedimenti legislativi volti a perseguire. Il presidente della Regione Maurizio Fugatti, chiedendo conferma che al punto 1 si intendessero persone che lavorano, ha dato parere favorevole.
Gerhard Lanz (SVP) ha chiesto votazione separata di premesse e dispositivo.
Respinte con 11 sì, 32 no e 5 astensioni le premesse, la parte dispositiva è stata approvata con 44 sì e 1 astensione.
È stato quindi approvato (30 sì, 10 no, 4 astensioni) il passaggio alla discussione articolata del disegno di legge 46.
Approvati senza discussione l’articolo 1 che riguarda la progressione verticale nel triennio 2022 – 2024 (33 sì, 7 no e 11 astensioni), l'articolo 2  che stralcia il comma 1 dell’art. 26 della legge regionale 21 febbraio 1991, n. 5 (34 sì, 6 no, 11 astensioni), l'articolo 3 riguardante nuove autorizzazioni, riduzioni di spesa e copertura finanziaria (31 sì, 5 no, 13 astensioni), l’articolo 4 sull’entrata in vigore della norma (28 sì, 5 no, 16 astensioni).
In assenza di dichiarazioni di voto, il disegno di legge 46/21 è stato messo in votazione e approvato con 33 sì, 20 no e 1 astensione.

È stata poi messa in trattazione la Proposta di deliberazione n. 30: Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza regionale (DEFR) 2021.
Non essendoci interventi, la proposta è stata messa in votazione e approvata con 32 sì, 17 no, 1 astensione.

Si è passati quindi all’esame del disegno di legge n. 47: Bilancio di previsione della Regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol per gli esercizi finanziari 2022-2024.
Brigitte Foppa (Gruppo verde) ha presentato un ordine del giorno del suo gruppo, cofirmato dai conss. Dello Sbarba, Coppola, Zanella e Staffler, con il quale si intendeva dare una risposta concreto all’impiego di energie rinnovabili come il fotovoltaico, a volte contestato per il consumo di suolo che esso comportava. Una possibilità per ridurne il consumo era usare le infrastrutture della mobilità, e un buon esempio veniva dal km di barriera antirumore attrezzata con impianto fotovoltaico in trentino: in questo modo si evitava il rumore, si produceva energia rinnovabile e non si consumava il suolo. In Austria, il programma dell'attuale Governo prevedeva di aumentare il fotovoltaico usando proprio le autostrade come “centrale di produzione di energia solare” - Sonnenkfratwerk. Pertanto, la consigliera proponeva di impegnare la Giunta (1) a progettare nuove barriere antirumore lungo l'autostrada del Brennero e lungo le superstrade della regione - laddove tecnicamente ed economicamente fattibile - sostanzialmente come "barriere antirumore fotovoltaiche". (2) a verificare in che misura le barriere antirumore esistenti lungo l'autostrada del Brennero possano essere dotate della funzione aggiuntiva fotovoltaica per la generazione di energia, (3) a presentare il risultato della verifica di cui al punto due al Consiglio regionale entro 12 mesi dall'approvazione del presente ordine del giorno. Il vicepresidente della Regione Arno Kompatscher ha annunciato il voto favorevole della Giunta regionale all'ordine del giorno, di cui Gerhard Lanz ha chiesto votazione separata di premesse e parte dispositiva.
Respinte le premesse con 15 sì, 25 no, 4 astensioni,  la parte dispositiva è stata approvata con 47 sì.
Lucia Coppola (Gruppo verde) ha quindi presentato il secondo ordine del giorno del suo gruppo, sottoscritto da Dello Sbarba, Foppa, Staffler e Zanella, che faceva riferimento alla Valdastico, aperta nel 1976 e ferma a Piovene Rocchette. Ora essa tornava in auge, ma avrebbe rappresentato uno scempio per le valli del Leno e tanta parte del Trentino, avrebbe aperto un nuovo corridoio per il traffico leggero e pesante del nord-est italiano verso i mercati del nord Europa attraverso il Brennero aggravando i problemi dell’A22, avrebbe rappresentato il contrario della politica seguita finora dalle due province ma anche dall’intera Euregio; inoltre l’innesto di A31 nella A22 non avrebbe risolto i problemi di traffico della statale della Valsugana, prevalentemente composto da mobilità interna. La consigliera ha ricordato il ricorso del Comune di Besenello che aveva fermato l’opera, a sua volta oggetto di un ricorso della Holding 4 che era stato respinto, ma anche la delibera della Provincia di Trento (n. 837) che prevedeva l’avvio di una procedura di variante al PUP per inserire nella pianificazione provinciale la previsione del collegamento. Ha quindi annunciato che era stato trovato un accordo con la maggioranza sulla parte deliberante modificata, al fine di invitare la Giunta regionale a intensificare il confronto sia all'interno della Regione sia con le autorità competenti a livello nazionale ed europeo sulle scelte strategiche in materia di infrastrutture di transito che riguardano la regione, al fine di ricercare possibili alternative a progetti di nuovi tratti autostradali in coerenza con gli impegni di tutela del clima, della salute, dell’obiettivo prioritario di trasferire il traffico pesante su ferrovia lungo il corridoio del Brennero, e nel rispetto del protocollo trasporti della Convenzione delle Alpi. Il presidente Maurizio Fugatti, respingendo la premessa, si è rimesso all’aula sul dispositivo; Gerhard Lanz ha chiesto votazione per parti separate.
Respinte le premesse, la parte deliberante è stata approvata con 32 sì, 15 no e 4 astensioni.
Il passaggio alla discussione articolata del disegno di legge 47 è quindi stata approvata con 30 sì, 17 no  e 5 astensioni.
L'articolo 1, riguardante lo stato di previsione dell’entrata, pari per l'esercizio finanziario 2022 a euro 427.166.753,07, è stato approvato senza dibattito (29 sì, 16 no, 5 astensioni); così come l’articolo 2 sullo stato di previsione della spesa, pari per l'esercizio finanziario 2022 alla stessa somma (29 sì, 19 no, 2 astensioni), l’articolo 3 sugli allegati e l’articolo 4 sull’entrata in vigore.
Non essendoci dichiarazioni di voto, il disegno di legge 47 Bilancio di previsione della Regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol per gli esercizi finanziari 2022-2024 è stato messo in votazione separatamente per i consiglieri e le consigliere delle due province: i rappresentanti trentini hanno approvato con 17 sì e 6 no, quelli altoatesini con 19 sì e 13 no. Poiché non era stata raggiunta in entrambe le province la maggioranza di 18 consiglieri, la proposta di bilancio sarà trasmessa, come previsto in questi casi, all’organo regionale di riesame bilanci e rendiconti.

È quindi stata esaminata la Proposta di deliberazione n. 31: Approvazione del bilancio di previsione del Consiglio regionale per gli anni 2022-2023-2024 (presentata dall’Ufficio di Presidenza), che stanzia le spese necessarie per lo svolgimento delle attività istituzionali affidate all’ente e per il corretto funzionamento della struttura. A questo scopo sono previste entrate di competenza per 52,043 milioni e altrettante spese per il 2022.
Alex Marini (Movimento 5 Stelle) ha ricordato un ordine del giorno approvato nel luglio 2020 che impegnava la presidenza del Consiglio a valutare l’impatto organizzativo della costituzione di un Osservatorio sulla criminalità organizzata, chiedendone l’esito. Ha poi chiesto che alla diretta streaming dei lavori, attualmente in lingua originale, fosse associato in servizio di interpretariato, anche per ovviare al resoconto delle sedute fatto solo in lingua originale. Mancava inoltre ancora un Piano di fabbisogno del personale, al quale erano tenute tutte le pubbliche amministrazioni: a che punto si era?
Il presidente Josef Noggler ha riferito che si sarebbe informato su quanto promesso prima che egli stesso entrasse in carica, e avrebbe dato quindi risposta a Marini.
La proposta di deliberazione n. 31 è stata quindi approvata con 34 sì, 2 no 15 astensioni.

Il presidente Noggler ha quindi dichiarato conclusi i lavori. Trattandosi della ultima seduta dell’anno, ha fatto al plenum gli auguri per le prossime festività natalizie.